«Non è un paese per vecchi» è un film che ha vinto vari premi oscar nel 2007. Il titolo sembra quasi la storia di un ragazzo siciliano che pochissimi anni fa ha deciso di lasciare lo storico panificio del padre per aprire un’attività nuova, rivolta anche e soprattutto ai giovani.
Potremmo dire – un po’ provocatoriamente – che il fornaio non è più un lavoro per vecchi? «Non esageriamo…» ci riprende subito Antony La Farina, 28 enne di Catania – «Io rappresento l’ultima generazione di una famiglia di panificatori. Mio padre Giancarlo e mio zio Roberto hanno imparato il mestiere dal fratello maggiore Ferdinando. Io sono nato sui sacchi di farina (dicono, eh…) e quando andavo alle medie mi alzavo all’alba e prima della campanella passavo al panificio a dare una mano. La tradizione sta alla base del nostro lavoro: tutto quello che i giovani fornai conoscono lo debbono a chi fa il pane da molti anni prima di loro!».
E il tuo nuovo progetto come è nato? «Per scherzo! Davvero. Volevo fare qualcosa di “mio” e qualcuno – quasi per ridere – mi ha inviato il link di un’attività in vendita che invece ho ritenuto interessante. L’ho comprata e adesso è uno dei panifici emergenti di Catania, rivolto anche ai più giovani rispetto agli storici clienti del panificio di famiglia». Il pane, in realtà, è un alimento tradizionale che con i giovani avrebbe poco a che fare, almeno in apparenza, diciamo noi. «Beh, il pane classico, quello da 1kg che si comprava una volta alla settimana forse si. Ma la società sta cambiando, tutto è più veloce, il pane integrale va di moda e la produzione che faccio io è originale, dai gusti moderni e nuovi: panini, pizzette, pagnotte di segale, tagli piccoli da 100/150 gr. rivolti ai ragazzi, alle giovani coppie, agli amici anche sportivi. E poi la specialità che ho lanciato è tutta la linea a base di pistacchio e in modo particolare la “siciliana”» – siamo curiosi di saperne di più – «E’ un calzone di pizza fritta ripieno con filadelfia e pistacchio. L’ho inventato io e adesso tutti i colleghi di Catania lo fanno simile»
«I primi tempi ho offerto gli stessi prodotti del forno di mio padre. Poi mi sono detto: devo essere ancora più originale e la vera scommessa è stata quella di portare i giovani nel mio panificio. E allora a parte il pane, per la pasticceria – ad esempio – ho ripreso i dolci tipici della storia catanese rivisitandoli in chiave moderna, con l’aggiunta di prodotti buoni e gustosi. Così come ho personalizzato “la schiacciata” di Natale – tradizionalmente ripiena di verdura, patate e formaggio – con il pesto di pistacchio e la salsiccia. Potrei continuare…» Abbiamo l’acquolina in bocca, davvero. «Si può essere più o meno d’accordo ma i ragazzi sono spesso connessi al web. Il panificio “La Farina” è molto social, come si dice adesso. Foto, ricette, video… ci facciamo vedere in tutto il mondo e abbiamo anche un canale e-commerce che funziona benissimo, quindi mandiamo i nostri prodotti in tutta Italia e non solo».
Ci interessa molto questo aspetto e chiediamo ad Antony di approfondirlo. «Prima quello che succedeva dietro, nel laboratorio, era “mistico”, quasi segreto. I clienti che compravano il pane al mattino non avevano idea di ciò che accadeva nella notte, non potevano comprendere la fatica, i tempi di attesa per lievitare, il sudore per impastare ed infornare che sono racchiusi un una forma di pane. Adesso grazie ai video, al contatto diretto tramite i social ed il web, si può vedere e scoprire tutto: dalla ricetta più semplice a quella più complessa ed elaborata. Tutti vedono come lavora ancora mio padre, come si fa il lievito e come sto lavorando io». E il futuro dove porterà i fornai? «Gioco a calcio, vedo la mia fidanzata e mi posso permettere di tenere chiuso la domenica. I nuovi macchinari facilitano il lavoro, mentre prima entravamo in laboratorio col buio e ce ne uscivamo col buio: una tranquilla vita privata sarebbe stata impossibile. Però ti dico una cosa. Gli artigiani sono rimasti in pochi e quando anche la mia generazione – quella dei trentenni – sarà passata, già si parlerà di “industrializzazione” completa del pane». Una considerazione saggia e matura espressa da un giovane panificatore; vuoi vedere che davvero il fornaio non è più un lavoro per vecchi?
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